Alcune parole, pur appartenendo a un lessico antico, continuano a vivere nel linguaggio contemporaneo, assumendo sfumature sempre nuove a seconda del contesto in cui vengono usate. Una di queste è “empietà”, termine che affonda le radici in una lunga tradizione religiosa, filosofica e morale, ma che ancora oggi può emergere nel discorso pubblico, nei testi letterari o nelle riflessioni etiche. Ma che cosa significa empietà esattamente, e in quali ambiti viene utilizzata con più frequenza?
Che cosa significa empietà?
Un concetto che tocca la sfera della fede, della coscienza e del rispetto per il sacro, evocando la rottura con l’ordine morale e divino.
Il significato etimologico e religioso di empietà
La parola empietà deriva dal latino “impietas”, a sua volta costruita sul termine “pius”, che indica colui che rispetta gli dèi, le leggi e i doveri morali. In questo senso, l’empietà è l’opposto della pietà, intesa non solo come compassione, ma soprattutto come devozione, rispetto e obbedienza alle leggi divine e naturali. Nei testi religiosi antichi, soprattutto in ambito cristiano, l’empietà è spesso legata all’idolatria, alla bestemmia o alla negazione di Dio, ed è quindi vista come un peccato particolarmente grave, perché esprime un rifiuto cosciente del sacro.
Empietà come offesa morale e sociale
Al di là del contesto religioso, il significato di empietà si è esteso nel tempo fino a comprendere qualsiasi forma di irriverenza verso ciò che è ritenuto sacro, giusto o inviolabile. Si può parlare di empietà anche in riferimento a gesti che violano la memoria dei defunti, che disonorano simboli patriottici, o che rompono deliberatamente i legami della comunità, mostrando disprezzo verso valori condivisi. In questa accezione, empietà è sinonimo di profanazione, mancanza di rispetto o trasgressione morale, e può essere usata per condannare atti ritenuti disumani o ingiustificabili dal punto di vista etico.
Che cosa significa empietà oggi
Nel linguaggio contemporaneo, il termine empietà non è più di uso comune, ma resiste nella saggistica, nella critica letteraria, nei testi religiosi e nei contesti filosofici. Oggi può essere usato per descrivere un comportamento profondamente scorretto, immorale o sacrilego, che rompe un ordine ritenuto fondamentale. Ad esempio, un autore può parlare di “empietà del potere” per indicare un regime che disprezza i diritti umani, oppure si può definire “empio” un atto di violenza gratuita, proprio per sottolinearne la mancanza di ogni forma di pietà o di coscienza morale.
Perché il termine continua a essere attuale
Comprendere che cosa significa empietà significa anche confrontarsi con il concetto di limite, sacralità e rispetto, che può cambiare a seconda della cultura, della religione o della visione del mondo. Anche in un’epoca in cui molti concetti religiosi sembrano superati, la parola conserva una forza espressiva potente, perché parla direttamente alla coscienza morale dell’essere umano. In questo senso, l’empietà non è solo un’offesa alla divinità, ma anche una rottura profonda dell’equilibrio etico e simbolico che regola la convivenza tra le persone.
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